Precauzioni e consigli per utilizzare in sicurezza un’automobile condivisa. Intervista all’infettivologo Roberto Cauda nello speciale sulla sharing mobility di “Alla Carica!”
di Maria Pia Terrosi
La diffusione del virus ha rivoluzionato il modo di spostarsi. E continuerà a farlo anche quando finirà del tutto la fase di lockdown. Sebbene il car sharing appaia più sicuro rispetto ai mezzi pubblici, la paura di viaggiare su vetture utilizzate in precedenza da persone potenzialmente contagiose sta penalizzando fortemente il ricorso a questa modalità di trasporto. Ne abbiamo parlato con Roberto Cauda, infettivologo dell’Università Cattolica di Roma.
Quali sono i rischi di contagio specifici legati all’utilizzo di un’automobile?
Posto che il rischio contagio zero non esiste, nelle automobili il problema principale riguarda la permanenza del virus sulle superfici dell’abitacolo: per esempio volante, maniglia, pulsanti e manopole per avviare l’aria condizionata o la radio. Su queste superfici, secondo un autorevole studio americano pubblicato a marzo di quest’anno, il virus può sopravvivere a lungo con differenze tra i diversi materiali. Sulla plastica e acciaio fino a 72 ore e ce ne vogliono 7 ore per dimezzarne la carica virale. D’altronde accade lo stesso sulle superfici dei mobili delle nostre case o degli uffici. Anche se va fatta una precisazione. Questi dati si riferiscono a test di laboratorio mentre nella realtà le cose possono essere un po’ diverse e venire influenzate da fattori quali temperatura, umidità, ventilazione e la stessa quantità di virus depositata. Sappiamo ad esempio, che in condizioni di caldo l’evaporazione delle goccioline, il famoso droplet, è maggiore e così la sopravvivenza del virus si riduce. Va poi aggiunta la competizione batterica, sempre presente su tutte le superfici che potrebbe anch’essa interferire con la sopravvivenza del virus.
Quali regole bisogna seguire per aumentare la sicurezza una vettura condivisa?
La prima cosa è evitare che queste goccioline arrivino a depositarsi sulle superfici. Per questo è fondamentale che chi utilizza queste vetture, sia il conducente che i passeggeri, indossi le mascherine. E’ fondamentale per proteggere se stessi e gli altri, anche perché ricordiamo che il contagio può venire anche da una persona completamente asintomatica.
E’ possibile contagiarsi semplicemente toccando il volante?
Lo stesso studio che citavo prima dimostra che sebbene la diffusione del coronavirus avvenga soprattutto per via aerea è possibile contagiarsi anche toccando una superficie su cui è presente il virus e poi portando le mani alla bocca, al naso o agli occhi. La ricerca su questo campo non ha raggiunto ancora risultati conclusivi, ma il rischio c’è e non è trascurabile. Per questo è importante indossare i guanti, a patto però di farlo in maniera intelligente cioè non mettere un paio di guanti al mattino e toglierli la sera.
E la sanificazione?
E’ molto importante. Anche perché non è facile controllare che chi utilizza una vettura in sharing indossi davvero per tutto il tempo mascherina e guanti. Per questo occorre sanificare regolarmente l’abitacolo dell’auto in tutte le sue componenti, a partire dalla maniglia esterna, al freno a mano, all’aria condizionata. Assicurando così l’igiene completa delle superfici.
Il distanziamento sociale in auto ha un senso?
E’ chiaro che negli spazi ristretti e poco arieggiati come può essere l’abitacolo dell’auto, il rischio di entrare in contatto con il virus può aumentare. Sappiamo che in ambienti con queste caratteristiche il virus può rimanere in sospensione nell’aria per un tempo variabile. Credo che come regola di buon senso, a parte i familiari e le persone con cui si convive, può essere utile utilizzare l’auto rimanendo il più possibile distanti, ad esempio il passeggero può sedere nel sedile posteriore. E comunque tutti gli occupanti devono sempre indossare le protezioni.