Edifici sostenibili, l’Italia resta indietro

Il patrimonio immobiliare è in buona parte obsoleto e energivoro e le nuove costruzioni non sempre rispecchiano i requisiti di qualità e i limiti di consumo

di Redazione

C’è ancora molto da fare sul fronte della formazione e informazione per gli operatori professionali e i consumatori sui sistemi di isolamento a cappotto termico degli edifici. Il patrimonio immobiliare è in buona parte obsoleto ed energivoro e le nuove costruzioni non sempre rispecchiano i requisiti di qualità e i limiti di consumo. I dati recenti parlano di un Paese, l’Italia, ancora molto arretrato. Il 50% del parco immobiliare italiano è stato costruito tra il 1946 e il 1981 e rappresenta la parte più energivora dell’intero patrimonio. Nonostante questi edifici presentino ampi margini di miglioramento energetico ancora non vengono fatti abbastanza interventi in termini di efficienza energetica. E anche le nuove costruzioni presentano, ancora troppo spesso, dei livelli di consumo energetico inadeguati alle normative vigenti.

In base ai dati raccolti dal Centro Studi Cortexa, progetto associativo che riunisce le più importanti aziende del settore, il mercato italiano dei sistemi di isolamento termico a cappotto si può quantificare in circa 17 milioni di metri quadrati applicati ogni anno, a fronte di un patrimonio immobiliare costituito nel 2014 all’incirca da 56 milioni di unità abitative residenziali, senza tenere conto degli immobili destinati ad altri usi.

Mercato italiano arretrato rispetto alla Germania

I dati della Germania – elaborati dall’ufficio federale di statistica – sono un valido termine di paragone per comprendere l’arretratezza del mercato italiano in termini di efficientamento energetico degli edifici: a fronte di 41 milioni di unità abitative registrate nel 2014, in Germania vengono installati ogni anno circa 35/40 milioni di metri quadri di isolamento termico a cappotto. Più del doppio rispetto all’Italia. Considerato che gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici dell’Unione europea e che – sulla base del Quadro per il clima e l’energia 2030 – entro il 2030 le emissioni di gas serra dovranno essere abbattute del 40% rispetto al 1990, mentre l’efficienza energetica dovrà migliorare del 27%, è urgente un piano di intervento serio sul patrimonio immobiliare del nostro paese, che renda concreta l’applicazione della Direttiva sugli Edifici a Energia Quasi Zero e incentivi le ristrutturazioni.

In Europa esistono infatti oltre 210 milioni di edifici, di cui il 40% costruito prima del 1960. Ogni anno ne viene rinnovato circa l’1%, vale a dire che oltre 110 milioni di edifici necessiterebbero di interventi di efficientamento energetico. Inoltre, in Italia, sebbene la tendenza delle concentrazioni di polveri sottili (PM10 e PM2,5) e diossido di azoto (NO2) risulti in calo, sono moltissime le città italiane che oltrepassano troppo frequentemente il limite giornaliero di PM10.

Le opportunità per i proprietari sono anche economiche

Le opportunità di efficientamento energetico degli edifici per i proprietari sono anche di tipo economico: un edificio ben isolato consuma meno e garantisce un ambiente interno più salubre, favorendo la riduzione delle spese per i consumi energetici e tutelando meglio la salute. Oltre agli aspetti ambientali e di risparmio energetico, è importante sottolineare che le abitazioni ad elevata efficienza energetica valgono di più e si vendono prima: secondo Immobiliare.it, gli immobili nelle classi di consumo da A a D valgono in media il 12% in più rispetto agli immobili energivori e si vendono molto prima, con tempi di vendita del 18% inferiori rispetto agli immobili in altre classi di consumo. La sfida della ripresa del settore immobiliare, quindi, dovrà necessariamente passare dall’efficienza energetica.