E tu che bici sei?

Guida semiseria alle varie tipologie umane che inforcano le due ruote

di Barbara Battaglia

Dimmi che bici hai (o vuoi) e ti dirò chi sei. Crescono gli acquisti, nascono nuovi trend, lo stile di vita “a misura di bicicletta” sembra affermarsi nelle nostre città. Ecco allora una sorta di mini guida ai diversi tipi di bici, da far corrispondere – con un sorriso – ad altrettante tipologie di persone.

La Graziella

La chiamavano “La Rolls Royce di Brigitte Bardot”, in una campagna pubblicitaria degli anni Sessanta. Piaceva anche a Salvador Dalì. È l’intramontabile Graziella, un’invenzione del 1961, frutto del genio del designer Rinaldo Donzelli, amico di Bruno Munari, assemblata nelle officine della Teodoro Carnielli di Vittorio Veneto.

La produzione della Graziella è terminata negli anni Ottanta, e la pieghevole si è trasformata a poco a poco in oggetto da collezione per gli appassionati di modernariato. E c’è anche chi ne festeggia l’onomastico

Quindi tu, che la stai comprando proprio ora o che la tieni in garage come una reliquia, coltivandone il mito, sappi che la tua passione è condivisa da fan accaniti tanto quanto te se non di più.

Vetero.

City bike

Detta anche bicicletta da città, quindi adatta alla maggioranza dei residenti in Italia (tranne che in Molise). In molti casi non ha il cambio marce ma vanta un design che dovrebbe garantire la comodità. Solitamente monta ruote da 26 o 28 pollici, ha una sella spaziosa, un cuscinetto morbido, è dotata di portapacchi, parafanghi e para-catena. Adatta per il manto stradale e il contesto urbano.

Metropolitani.

Cargo bike

A occhio siete genitori. O olandesi. O genitori olandesi. Oppure vi siete inventati un business e trasportate merci senza inquinare. Ad ogni modo, le cargo esistono di vario tipo: cargo a tre e due ruote, con spazi di carico di differente grandezza e modello.

In Italia, a giudicare dal numero di siti specializzati e produttori sempre più presenti on line, anche questo tipo di bici si sta affermando o sta quanto meno cominciando a solleticare molte famiglie (e anche tanti artigiani che si portano in giro il loro mestiere, come ad esempio lo street food).

Intanto, in Europa, Il progetto cyclelogistics.eu ha predisposto una guida per le amministrazioni comunali perfacilitare la replicabilità della mobilità cargo bike, partendo da esempi già realizzati e ben riusciti (e no, non ci sono solo i Paesi Bassi, tutt’altro, pratiche virtuose si stanno diffondendo in tutta Europa). Come Lisbona che ha utilizzato cinque biciclette da carico City Changer Cargo Bike (la sigla è CCCB) per distribuire cibo e medicinali durante l’emergenza sanitaria legata al COVID-19.

Carichi.

E-bike, a pedalata assistita

Il tipo di bicicletta con motore elettrico più diffuso. Praticamente per quelli che non si vogliono stancare o che sanno di non poter contare sui propri polpacci, quando le salite cominciano a farsi più ripide. Nulla a che vedere con gli sportivi veri, insomma. Ma anche i pigri hanno diritto a scorrazzare. E tutte le persone che preferiscono arrivare in ufficio in condizioni dignitose, magari anche in estate, in effetti…

La direttiva europea 2002/24/CE, recepita in Italia nel 2003, definisce la bicicletta a pedalata assistita come una bicicletta dotata di motore elettrico ausiliario, con le seguenti caratteristiche: potenza nominale massima continua del motore elettrico pari a 0,25 kW, alimentazione del motore progressivamente ridotta e quindi interrotta al raggiungimento dei 25 km/h, alimentazione del motore interrotta prima dei 25 km/h se il ciclista smette di pedalare. Tutto il resto non è noia ma è un veicolo che va omologato e quindi non rientra in questa tipologia di bici. Nel 2016, secondo un dato della Confederazione delle industrie europee produttrici di bici, in Italia ce n’erano 124 mila.

Postmoderni.

Pieghevole

Probabilmente viaggiate tutti i giorni in treno o metropolitana. E se non siete in smart working presto tornerete a farlo. Per voi quindi la bici è il mezzo che dovete chiudere, caricare sul mezzo pubblico o nel baule dell’auto, riaprire di nuovo, richiudere, metterla in ascensore, l’ascensore è rotto e allora caricatela a spalla ma per fortuna ne ho presa una leggera, portarla in ufficio, ritornare in stazione, e così infinite volte, senza farvi odiare dagli altri fruitori dei mezzi pubblici. Chapeau.

Snodati.

Monociclo

Sei un circense o un tipo quanto meno estroso. Scherzi a parte, ci sono molte varianti di questo strumento, a seconda degli usi, dagli sport di gruppo al trial, dagli 80 euro in su. Fu inventato nel 1868 da tale Rousseau di Marsiglia. Per chi volesse approfondire il tema, esiste una sorta di “Wikipedia del monociclo” ed è italiana: unaruota.com. Complimenti per l’equilibrio, in ogni caso!

Artisti.

Tandem

A occhio non siete single. O comunque vi immaginate – quanto meno a pedalare – con un o una partner: ottimisti! Un inconveniente di questo mezzo pare essere il peso (dai 20 kg in su), ma nulla a confronto del tandem realizzato nel 1999 a Ceparana, in provincia della Spezia, dove il Super Tandem Club ne costruì uno lungo oltre 25 metri, per 40 ciclisti e 1750 chili.

Sul fronte sportivo, le competizioni per i tandem erano un tempo svolte in pista, soprattutto nel formato di gare di velocità. L’Italia ha a lungo eccelso in questa specialità sportiva, inserita fino al 1994 nel programma dei Campionati del mondo di ciclismo su pista.

Congiunti.

Mountain bike

Lo chiamavano rampichino. C’è stato un tempo, intorno ai ruggenti Anni Novanta, in cui tutti gli adolescenti avevano la mountain bike (con pronuncia più o meno corretta). Colorata, con tanti cambi Shimano, era l’oggetto prestigioso di ogni televendita che si rispettasse. Poi il vento è cambiato. E sono rimaste solo per chi ha davvero capito che aveva bisogno di una bici per andare in montagna. Cioè per chi abita in posti collinari, quanto meno, e non è che la Pianura padana sia proprio piena di sali e scendi.

Curiosità: la mountain bike divenne uno sport a tutti gli effetti nel 1990, quando si tennero i primi campionati del mondo, mentre fu nel 1996 che per la prima volta alle Olimpiadi di Atlanta fu inclusa come specialità – nella versione cross country. La medaglia d’oro fu vinta dall’italiana Paola Pezzo.

Sportivoni.

Bici da corsa

Ok, siete i più fighi. Voi vi ispirate ai grandi ciclisti del passato, vi scambiate la borraccia (no, ai tempi del Covid non si può) come Fausto Coppi e Gino Bartali, macinate chilometri e salite che i ciclisti occasionali nemmeno osano immaginare…

Grazie per mantenere viva la tradizione di uno sport popolare tra i più romantici e faticosi (sempre che invece la Bianchi non ve la siate comprati solo perchè siete hipster o per provare a esserlo…).

Integralisti.

Con le rotelle

Ma allora sei piccolo/a! Sappi che quanto toglierai le rotelle, genitori, amici e parenti, famiglia allargata, ti faranno mille foto e lanceranno urletti e potresti ricordartelo per tutta la vita, nel bene e nel male.

Mini ciclisti crescono.

Altre guide (più serie) e siti da consultare, sul tema della bici e della mobilità urbana sostenibile:

BikeItalia.it

Salvaciclisti Roma

Dynamo Velostazione

European Cyclists’ Federation